C’era una volta, nel lontano anno Mille, un incantevole paese tra monti e mare. Il suo nome era Taggia, e i suoi abitanti avevano una profonda fede in San Benedetto. Sul paese incombeva un enorme pericolo: i pirati, che avevano compiuto scorribande in ogni dove e non intendevano risparmiare Taggia. La loro crudeltà era ben nota: dopo aver predato tutto il possibile, appiccavano il fuoco per lasciare solo le ceneri. Il panico si diffuse frenetico tra la popolazione che non sapendo cosa fare, decise di rivolgersi al santo che l’aveva sempre protetta, e che non li avrebbe abbandonati proprio ora: San Benedetto. Il suo suggerimento fu di spiccata astuzia: “tutti i borghi accendano grandi falò”. Gli abitanti non persero tempo e simularono un grande incendio seguendo l’acume di quello che divenne il loro salvatore: i predoni, viste le fiamme, tornarono indietro convinti che Taggia fosse già stata saccheggiata da altri, urla di gioia e preghiere: Taggia era salva.
Una leggenda che si mescola con la storia quando, durante la guerra dei trent’anni, il territorio di Taggia fu costretto, dopo una strenua difesa, ad arrendersi ai Sabaudi. Grazie al voto fatto al patrono San Benedetto, però, i Sabaudi mostrarono clemenza verso la popolazione.
Tra storia e leggenda si inserisce la “notte dei furgari”, che si tiene ogni secondo weekend di febbraio e quest’anno cade l’8-9 febbraio. Una festa che porta davvero indietro nel tempo: la popolazione veste abiti medioevali, accende i falò nei sedici rioni, i ragazzi sparano i “furgari”, ossia canne di bambù dove è pressata la polvere da sparo. Una notte magica illuminata dai fuochi d’artificio, una notte di trasformazione dove si rivive, nel vero senso della parola, l’antica leggenda. Una festa di folklore molto sentita dalla popolazione che accoglierà, curiosi e turisti, in un’atmosfera mitica riscaldandola e divertendola con rievocazioni, allegria e, immancabili, le specialità culinarie: zimino, trippa e stoccafisso.
Una festa a cui ne seguirà un’altra, “la notte dei furgari” è infatti un’anticipazione di quello che succederà nel weekend dell’1-2 marzo: i rioni piomberanno nel XVII secolo diventando vere e proprie fotografie dell’ambientazione dell’epoca, non mancheranno anche simulazioni di scene di vita quotidiana. Cavalieri, nobili, armigeri e servi insieme al Cancelliere, al Podestà e ai Notabili sfileranno nel “Corteo Storico”, che da trent’anni affascina per l’accuratezza nella realizzazione e fedeltà dei costumi. Il tutto si concluderà a colpi di spada con la rievocazione di una battaglia che lascerà tutti con il fiato sospeso.
Un’occasione per visitare la cittadina che ha anche una grande tradizione artigiana alle spalle: la ditta Domenico Romeo che pratica da sessant’anni un mestiere antico di grande fascino, la lavorazione della radica per ottenere le pipe molto apprezzate sul mercato degli USA. Per un pubblico molto più piccolo si possono trovare simpatiche idee di maglieria nell’atelier La Fatina, dove Francesca, ben consapevole delle loro esigenze grazie alla piccola Ketty, ha realizzato una linea di prodotti contraddistinti dal marchio “GFK”. Impossibile non farsi stuzzicare con dolci tradizionali e prelibatezze golosissime nei laboratori di Sandro Canestrelli e della Pasticceria Setti, grazie ai quali verranno appagati la vista davanti alle loro artistiche creazioni, il palato degustandone qualcuna. Infine, per chi volesse fermarsi per tutte e due le giornate ed entrare pienamente nell’atmosfera della festa può soggiornare nel cuore della valle Argentina, coccolato dallo charme delle suites della Locanda Le Macine del Confluente.