Liguria in bicicletta

La Liguria sia dai monti che dal lungo mare può essere attraversata in bicicletta: piste panoramiche la attraversano da Ponente a Levante

Liguria in bicicletta

Della Liguria ci si innamora al primo sguardo: dalle scogliere alle spiagge, dalle colline fino ai monti: tante vedute che lasciano senza parole. Dovunque lo si ammiri, dall’alto o dal basso, il paesaggio ligure, mai lo stesso e sempre diverso,  ti avvolge per poi incantarti. Tanti sono i punti panoramici come tanti sono i percorsi per esplorarli: a piedi o in bicicletta, come preferite!

In questo itinerario vogliamo suggerire percorsi in bicicletta in ognuna delle province: Imperia, Savona, Genova e La Spezia. Il periodo consigliato per queste pedalate è proprio la primavera.

PRIMO PERCORSO PROVINCIA DI IMPERIA

Siete pronti? Perché partiamo subito con una pista abbastanza impegnativa, lunga 97 chilometri, un movimento di gambe di cinque ore, per fortuna non solo sullo sterrato ma soprattutto sull’asfalto. A spronarvi ad andare avanti sono le tappe: si attraversano, uno dopo l’altro, borghi medioevali tra i più belli d’Italia. La partenza è a Taggia dove comincia una salita di 8 chilometri che ci porta a Badalucco anch’esso nella Valle Argentina ma a un’altitudine di 179 metri. Borgo rurale racchiuso da due ponti dell’epoca che segnano l’inizio e la fine del paese; altra antica testimonianza è la cappella di San Niccolò costruita sui resti del castello che fu abitato dai conti locali. Superato Badalucco la salita si fa più ripida e dopo 15 km si arriva a Molini di Triora situato alla confluenza del torrente Argentina con il rio Capriolo e il rio Corte. Il nome Molini è legato alla presenza di numerosi mulini che un tempo permettevano di macinare i cereali, le castagne e anche di frangere le olive. Si raggiunge quota 481 e continuando a pedalare verso Triora si incontra il Santuario della Madonna della Montà. Raggiunti i 776 metri, dopo altri 5 km, si entra a Triora, noto come il “paese delle streghe”, il più antico borgo dell’Alta valle Argentina. Lasciatevi avvolgere dall’atmosfera soffusa e misteriosa che attraverso vicoli stretti vi porta a scoprire il Castello (XII sec.), la Chiesa di S. Dalmazio (XIII sec.), la Madonna delle Grazie (XII sec.). Attenzione a non incontrare qualche strega! Ancora divisi tra l’inquietudine e il fascino di questi luoghi scendiamo nuovamente a Molini prendiamo la deviazione a destra e dopo 10 km ci troviamo sulla cima più alta del percorso, 1127 metri, Passo di Langan.

Valicato il passo, castagni, roveri, ulivi, pascoli e vecchi mulini si susseguono lungo la discesa di 14 km che ci conduce a 280 metri d’altezza nel borgo “biblico” di Pigna. Nome legato alla conformazione delle case, riunite a grappolo (formano una pigna) sul colle dominato dal campanile medioevale. Nato nell'XI secolo il borgo conserva fino ad oggi una serie di bellezze storiche ed architettoniche senza eguali: le rovine della Chiesa romanica di S. Tommaso (XII sec.) e la Chiesa di S. Michele (XVII sec.) con il polittico del Canavesio. Altamente consigliata una deviazione all’altezza di Isolabona per scoprire un borgo arroccato in cima a un colle immerso tra gli uliveti: Apricale che ha ottenuto la Bandiera arancione. Il suo nome deriva da “Apricus”, esposto al sole, proprio per la sua posizione dominante sul colle rivolto a mezzogiorno. Nasce nel IX secolo e alterna monumenti legati alla sua storia medioevale: mura, porte, archi, l’antico castello e i lavatoi con originali murales realizzati da artisti moderni. Altri 13 km di discesa ci guidano a 55 metri in un altro borgo stupendo, la seconda Bandiera arancione dell’itinerario: Dolceacqua. Vi è addirittura un ponte che collega la parte più vecchia, “Terra”, al resto del paese che è diventato famoso grazie a un dipinto di Monet. Le sue origini risalgono all’età del ferro con le “castellari”, caratteristiche fortificazioni. Tutto è rimasto come allora, incredibile ma vero!

Non potete perdere l’occasione per visitare, abbandonando per un meritato riposo la bicicletta, il Castello dei Doria, del XI secolo; la Parrocchia di S. Antonio Abate (sec. XII), con ricche decorazioni interne ed il Polittico di S. Devota; la Chiesa di S. Giorgio (sec. XI), con soffitto ligneo dipinto; le cappelle campestri di S. Bernardo (sec. XV), S. Rocco e S. Cristoforo; l’Oratorio di S. Sebastiano, con scultura del Maragliano. La bellezza di questi borghi può essere sfogliata virtualmente attraverso le diapositive del Visionarium 3D di Eugenio Andrighetto. Tranquilli non manca molto, altri 9 km, si supera Bordighera, ai piedi delle Alpi Marittime, e svoltando a sinistra, in 27 Km si giunge al punto di partenza di Taggia.

SECONDO PERCORSO PROVINCIA DI SAVONA

Un percorso ad anello che attraversa due comuni in provincia di Savona: Albenga ed Alassio. La sua particolarità sono i paesaggi: sembra di tornare indietro nel tempo all’epoca romana. Infatti, la strada è la Julia Augusta, parallela alla via Aurelia, con monumenti e costruzioni dell’epoca. Molto suggestivo è pedalare, in alcuni tratti, sulle selciature che sono rimaste le stesse percorse dai romani nonostante il passare degli anni. Meno impegnativo di quello imperiese: più corto (14,5 km) e di minor durata (2 ore). È paesaggisticamente diverso ma non da meno: a ogni pedalata si respira l’odore della macchia mediterranea. La Julia Augusta è stata costruita nel 13-12 a.C. per volere dell’imperatore Augusto come collegamento tra Roma e la Gallia meridionale: qui storia e natura si intrecciano.

L’inizio è ad Albenga in piazza del Popolo, si attraversa via Piave e il fiume Centa, si svolta a destra, imboccando via Ruffini, e dopo 200 metri si entra nella zona archeologica che segna l’inizio della Via Julia Augusta ad una altezza di 80 metri. Ecco che torniamo indietro fino all’epoca romana: un primo tratto selciato e subito dopo lo sterrato vero e proprio. Lungo di esso si incontrano monumenti funerari datati I e III secolo d.C. tra cui una tomba “a colombario”, con paramento irregolare (“opus incertum”) chiusa anche superiormente con un tetto a spioventi: all’interno sono ancor oggi ben visibili le nicchie dove venivano collocate le urne con le ceneri dei defunti. All’orizzonte, durante tutta la Julia Augusta, si intravede la sagoma dell’isola Gallinara chiamata così già dai romani per la presenza di galline selvatiche.

Adesso bisogna prendere una strada asfaltata, ma dura davvero poco, presto torneremo nell’atmosfera delle battaglie su una mulattiera il cui fondo è quello originale, oltre 2000 anni d’età. Chissà quante ne ha viste: ci sono ancora le rovine dei muretti per la canalizzazione dell’acqua.

Si sale prima a 50 metri e superato un campeggio a 70 metri si raggiunge, tra una vegetazione di cipressi ed eucalipti, Sant’Anna dove sorge l’omonima chiesa: antichissima, edificata prima del Mille, con una forma irregolare, ancora distinguibili, anche se molto rovinati, parti di affreschi di fine Quattrocento-inizio Cinquecento. Con la Chiesa finisce la sezione storica della Julia Augusta e dopo una salita si giunge a un trivio: proseguendo dritti ci si inerpica sul Monte Castellaro; svoltando a sinistra si inizia la discesa lungo la balconata, pittoresco tracciato che scende a picco, parallelo alla strada romana, sull’Aurelia quindi ad Albenga. La svolta che ci interessa è quella di destra che sale fino a 120 metri dove, attraverso un breve selciato, ci troviamo davanti alla chiesa parrocchiale di Solva: di origini medievali ma più volte ristrutturata, conserva all’interno affreschi di fine Quattrocento raffiguranti i vizi capitali. Altri 100 metri e si apre un ampio piazzale, svoltiamo a destra, superiamo un tornante e dopo circa 200 metri lungo una mulattiera arriviamo ai piedi del Monte Bignone. Qui, la si abbandona per fare pochi metri sulla strada asfaltata, giriamo a destra e dopo un altro tornante imbocchiamo di nuovo la mulattiera: incomincia il tratto più difficile che ci porta a 440 metri d’altezza sulla vetta del monte. Dopo la salita non può che seguire la discesa lungo il crinale: l’aria fresca batte sulla faccia, cercate di non andare troppo veloci perché il panorama è stupendo. Discesa di 2 km e si è a valle. Per concludere il cerchio e tornare al punto di partenza basta prendere una stradina che sale da Albenga.

TERZO PERCORSO PROVINCIA DI GENOVA

Poco fuori dalla città di Genova c’è un percorso dove poter pedalare lontani dallo smog: è l’ex guidovia della Madonna della Guardia, che è stato rimesso in ordine nel 2006 dal Comune di Ceranesi. Non presenta dislivelli eccessivi come quello in provincia d’Imperia, è adatto a tutti, lungo 21,4 km e dura circa due ore. Partiamo da Bolzaneto e cominciamo a salire per 500 metri fino all’incrocio con il Ponte del Serro. Si imbocca la via alle Scuole di S. Biagio, una salita secca di un chilometro, man mano il fondo migliora fino ad addolcirsi non appena si entra nell’abitato della Gaiazza. È da qui che inizia la pista ciclabile sterrata vera e propria. Non si può sbagliare: a segnalare l’inizio c’è un portale in ferro preceduto dalla caratteristica riproduzione di un vagone d’epoca adibito a pensilina ed allestito con alcuni pannelli illustrativi sullo storico e caratteristico trenino. Superata Gaiazza ci si immerge nel bosco per 500 metri di sterrato attraverso gli orti fino alla località Sareto (400 metri) dove riprendiamo la strada asfaltata per altri 500 metri. C’è uno spiazzo per fare un break: ci sono anche tavoli e giochi per bambini. Siamo in località “Pilastrino” proprio per la presenza di un pilastro che segna l’inizio di un sentiero Fie, ce n’è più di uno, e tagliano in maniera secca salendo molto più ripidamente al Santuario.

Proseguiamo per un breve tratto di strada costeggiando delle case e in breve si arriva davanti a una sbarra bianca e nera. Da qui riprende il percorso della vecchia guidovia: incontriamo la prima tappa di un percorso ginnico, formato da 13 stazioni, per chi ha l’energia e la voglia per effettuare anche questo sforzo. Si comincia a salire senza più interruzioni: sulla stessa pendenza superiamo le gallerie Arpexella e Cà Bianca, tra le due un passaggio aereo su una curva artificiale sospesa e due gallerie. A 740 metri sorge il poggio dell’Incisa, ancora 30 metri e siamo all’incrocio con la provinciale che sale da Bolzaneto. Giriamo a sinistra per gli ultimi 450 metri che salgono più gradualmente fino a sbucare nel parcheggio di fronte alla Cappella dell'Apparizione. Un’ultima salita ed ecco il Santuario della Guardia a quota 805 metri. Una storia molto semplice ma su cui ancora oggi si alimenta le fede dei tanti pellegrini: un umile contadino, Benedetto Pareto, come ogni giorno, anche quel 29 agosto del 1490, portava al pascolo il suo gregge sulla vetta del Monte Figogna quando la Madonna gli apparì davanti e gli chiese di costruire una cappella. Benedetto era stupito non tanto per l’apparizione ma perché non capiva come mai era apparsa proprio a lui. La fede non bastò e lo fece desistere ma poco dopo cadde da un albero e rimase in fin di vita, la Madonna gli riapparve e lo guarì: quella guarigione impossibile per i medici fece svanire ogni resistenza e Benedetto e la sua famiglia eressero la cappella. La storia non finisce qui: per conoscere il seguito vi invito a provare il percorso.

Dopo la visita al Santuario comincia la discesa: il riferimento è la fontana nella piazza, da qui cominciamo a scendere dal sentiero a destra e dopo 300 metri incrociamo il poggio dell’Incisa (740 m). Scendiamo ancora per altri 100 metri e raggiungiamo la vecchia strada. Dopo uno slargo la discesa continua per 100 metri su una strada asfaltata a tratti, che abbandoniamo per una sterrata sulla destra lunga 600 metri. Sterziamo a sinistra e siamo sull’identico percorso di salita che percorriamo all’incontrario fino all’abitato della Gaiazza. Una deviazione, rispetto alla strada precedente, sulla destra in via S. Biagio di Val Polcevera, a 195 metri, tra le casette del nuovo villaggio ci conduce Bolzaneto.

QUARTO PERCORSO PROVINCIA DI LA SPEZIA

Ultimo percorso è quello di cui abbiamo già parlato nella news “Pista ciclabile mozzafiato” che appunto descrive una bellissima “pedalata” da Levanto a Framura. Pista che fonde insieme la libertà di pedalare alla bellezza dei paesaggi. Se il percorso precedente ripercorre la strada dell’ex guidovia qui, invece, si attraversa la vecchia linea ferroviaria tra Levanto, Bonassola e Framura. Un percorso completamente recuperato: si può fare sia a piedi sia in bici, i due tracciati sono completamente separati. Quello in bicicletta, di cui parleremo, ha una lunghezza di 5,5 km, è in piano, costeggia il lungomare ed è adatto davvero a tutti anche perché non presenta sterrato ma è solo su asfalto. Il tempo di percorrenza è rapido, 20 minuti, ma ne vale la pena perché il panorama lascia senza fiato.

La partenza è a Levanto nella zona di Valle Santa. Levanto è un paesino perfetto da visitare in bicicletta oltre ad essere vicinissimo alle cinque perle della Liguria (Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore). Si prosegue per Bonassola quasi totalmente in galleria: sono più i tratti coperti di quelli all’aperto. Le gallerie in pietra della vecchia ferrovia nascondono un fascino suggestivo, sono fresche con le gocce di condensa che cadono dall’alto e soprattutto con delle aperture dalle quali ci si deve per forza affacciare: si rimarrà incantati. Un tratto all’aperto è in corrispondenza dell’area “La Francesca” dove fin dal XIII secolo vi erano miniere di rame utilizzate fino al secolo scorso. È consigliato portarsi un giacchettino, soprattutto per i bambini, perché nei tratti in galleria l’aria è umida. Brividi di fatica ma anche per i paesaggi che si vedono. All’uscita di ogni tunnel ci sono panchine per sedersi, riposarsi, fare uno spuntino e ovviamente guardare l’orizzonte. Dopo 2,2 chilometri entriamo a Bonassola dove i punti panoramici non mancano: scogliere a picco sul mare colorate da marmi rossi e verdi. Se avete voglia potete abbandonare per un attimo la bici, fare una breve passeggiata nel verde e salire una scala che guida alla Chiesa della Madonna della Punta: si domina il mare. Ciò che caratterizza e rende indimenticabile il percorso è proprio la possibilità di abbandonare la bici per tuffarsi in mare o prendere il sole in tantissime spiagge poco frequentate perché si tratta di veri angoli di paradiso: nascosti ai molti turisti in quanto si raggiugono solo via mare. Quindi, concedetevi più di una pausa: la spiaggia di Porto Pidocchio circondata dalle rocce di marmo colorato, Punta dei Marmispiaggia rocciosa che era una ex cava di diaspro. Inconfondibile con le casette colorate è Bonassola con una spiaggia tra le più grandi della Liguria.

Nel tratto finale quello da Bonassola a Framura il percorso è totalmente al coperto lungo le gallerie per 3,3 chilometri. La pista si interrompe più o meno all’altezza della stazione di Framura. Entrate a visitare il centro del paese, un piccolo gioiello che con i suoi cinque splendidi borghi di Anzo, Ravecca, Setta, Costa e Castagnola, si presenta con una costa frastagliata e selvaggia.